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Le minacce e le implorazioni di Franco Battaglia

Roma,

Riceviamo e rigiriamo al Forum un farneticante scritto di Franco Battaglia pubblicato su “Il Giornale” del 27/2/06.

Saluti,

Coordinamento dei Comitati di Roma Nord.

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E Prodi rilancia il fantasma elettrosmog
di Franco Battaglia

Franco Battaglia

Quando me l’hanno detto non volevo crederci e, a costo di passare per scortese malfidato, ho controllato. A pagina 148 del programma dell’Unione – quello titolato «Per il bene dell’Italia» – sta scritto, testualmente: «Si rende necessario ritornare ai principi della legge quadro sull’elettrosmog approvata dal governo di centrosinistra, applicando il principio di precauzione e modificando radicalmente i decreti attuativi varati dalla maggioranza di centrodestra».

Diciamo la verità: non è a Palazzo Chigi che dovremmo mandarli, ma a Regina Coeli o, se preferiscono, a San Vittore. I lettori fedeli del Giornale apprezzeranno; per i nuovi arrivati, val la pena ricordare alcune circostanze.

Innanzitutto, ricordiamo che l’elettrosmog non esiste. Fu, esso, un’invenzione, approvata quasi all’unanimità, appunto, dal governo di centrosinistra. La genialità l’ebbe uno dei Ds, poi prontamente premiato vice-ministro, che fece notare che interrare le linee di trasmissione elettrica sarebbe stato un affare di 2 miliardi di vecchie lire a chilometro: una torta da 50 miliardi di euro.

Bisognava solo inventare la scusa per incartarla e portarla a casa: a spartirla si sarebbero senz’altro messi d’accordo. Cominciarono col raccontare alla gente, attraverso tutti gli organi d’informazione che controllavano – dal Corriere della Sera a Repubblica a Raitre – che vivere vicino alle linee ad alta tensione fa venire il cancro. E l’elettrosmog fu. Poi, siccome non c’era nessuno in tutto il mondo col cancro per via dell’elettrosmog, dissero che bastava il sospetto per destare l’allarme (piuttosto, fu l’allarme ad essere procurato dai sospetti insinuati dallo stesso governo), e approvarono la legge-quadro. Quasi all’unanimità, dicevo: il ministro (e, internazionalmente stimato, oncologo) Umberto Veronesi osservò che non solo non si prende il cancro, ma neanche aumenta il rischio di cancro a vivere dentro una tenda sotto un traliccio dell’alta tensione.

Ma era uno contro tutti e la legge-quadro passò. Ma – si era alla fine della legislatura – non passarono i decreti attuativi che Veronesi aveva rifiutato di firmare, giudicandoli «immorali»:
spendere 100.000 miliardi di lire con la scusa di proteggersi da un inesistente rischio di tumore è immorale – disse e scrisse l’oncologo – perché con la stessa cifra, tanto essa è colossale, si sconfiggerebbe definitivamente il cancro, quello vero.

Contemporaneamente, alcune centinaia di scienziati (oncologi, radioprotezionisti, pediatri, biologi, fisici) scrissero al presidente Ciampi pregandolo di adoperarsi per bloccare quella vergognosa cuccagna. La lettera fu pubblicata per intero solo dal Giornale, unico quotidiano nazionale che già da tempo forniva informazione scientificamente corretta sull’allarme che era stato montato. Da parte sua, il presidente Ciampi, esaminata la questione e con ammirevole determinazione, pose quegli scienziati sotto l’ala protettiva del Suo alto patronato.

Il nuovo governo istituì due commissioni: una internazionale di illustri radioprotezionisti, oncologi, epidemiologi e fisici, e l’altra nazionale, presso l’Agenzia dell’Ambiente, presieduta da Renato Ricci, professore emerito di fisica e presidente onorario della Società italiana di fisica. Entrambe le commissioni dissero che l’elettrosmog non esiste, la legge-quadro sull’elettrosmog è stupida, e che i decreti attuativi che il precedente governo aveva proposto (ma non approvato per opposizione di Veronesi) avrebbero creato un colossale buco di bilancio senza alcun ritorno sanitario.

Il governo di centrodestra approvò così decreti attuativi tali da rendere inoffensiva la legge-quadro: ad esempio, pose la soglia di campo magnetico a 3 microtesla anziché ai 100 suggeriti dalla comunità radioprotezionista internazionale e adottati in tutto il mondo. Il centrosinistra voleva adottare 0.2 microtesla, giusto il valore che serviva per confezionare l’appetitosa torta. Ci fecero pure un referendum, poi snobbato da tutti, visto che ormai tutti avevano capito.

Se qualcuno dovesse giudicarmi severamente per via di quelle allusioni a Regina Coeli e San Vittore, giudichi piuttosto quanto segue. Le leggi anti-elettrosmog approvate dal centrosinistra, senza aver salvato nessuno da nessuna malattia, sono responsabili di parte del ritardo nell’installazione di quel radar la cui assenza contribuì al disastro aereo del 2001 all’aeroporto di Linate (119 morti); sono responsabili dell’assenza di campo che impedì, a chi ci provava col telefono cellulare, di invocare i soccorsi, sempre nel 2001, per un incendio in una struttura per disabili nel Salernitano (19 morti) e, l’anno dopo, per un malore in acqua di un bambino di un centro estivo nel Pescarese (poi morto, assieme alla maestra che tentava di salvarlo, per annegamento). Quelle leggi, infine, sono responsabili della condanna per concorso in omicidio subìta dai dirigenti di Radio Vaticana: una condanna che allunga la lista degli innocenti condannati dalla politicizzata magistratura italiana.

Dovessero andare al governo, la prima e forse unica cosa su cui tutti – da Rutelli a Pecoraro Scanio, da Di Pietro a Bertinotti – si troveranno d’accordo sarà realizzare quel punto di programma. «Per il bene dell’Italia», naturalmente. Presidente Ciampi, La imploro in ginocchio, non deluda le mie manifestazioni di ammirazione per la Sua determinazione: completi quel Suo lodevole impegno e gli faccia cancellare almeno quella sciagurata frase da quel programma. Lo faccia, stavolta sì, per il bene dell’Italia.

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