Indice:
1- I campi Elettromagnetici
2- L’inquinamento elettromagnetico domestico
3- L’Inquinamento elettromagnetico sul luogo di lavoro
4- I campi elettromagnetici artificiali e lo stress elettromagnetico
5- Spettro dei campi elettromagnetici
6- Gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico sull’uomo
7- Le Geopatie
8- Il Sonno
9- Il sistema schermante TECNOSTAN®
10- TECNOSTAN® e il benessere
11- TECNOSTAN® e il dolore
Le onde elettromagnetiche emesse dalle apparecchiature elettriche che usiamo abitualmente, rappresentano segnali estranei alla fisiologia degli organismi viventi.
Sebbene gli effetti delle radiazioni non ionizzanti siano tuttora meno conosciuti e patologicamente definiti rispetto a quelli delle radiazioni ionizzanti (ultravioletto lontano, raggi X e raggi gamma), nella letteratura scientifica più recente sono apparsi studi che sollecitano a prendere in seria considerazione i rischi derivanti dai campi elettromagnetici non ionizzanti.
Le ricerche relative all‘ambiente, hanno inoltre evidenziato l’effetto delle radiazioni cosmotelluriche subite dagli esseri viventi in funzione del luogo dove essi dimorano o svolgono le loro attività giornaliere.
Sempre più frequentemente viene pertanto suggerito da medici e architetti di non soggiornare in presenza di queste anomalie. Tale tendenza ha generato un crescente interesse per la bioarchitettura e il Feng-Shui.
L’inquinamento elettromagnetico domestico
La stragrande maggioranza della nostra vita non si svolge all’aria aperta ma all’interno di luoghi chiusi, tra pareti, che siano esse di casa o del luogo del lavoro. Il nostro scopo è quindi di renderli confortevoli o almeno non dannosi.
Tra le più significative sorgenti di campi elettrici e magnetici in un ambiente domestico possiamo immaginare:
– Impianto elettrico
– Impianto antifurto
– Elettrodomestici, compresi i corpi illuminanti ed il riscaldamento elettrico
– Telefoni cellulari e dispositivi wireless o che utilizzano la tecnologia bluetooth.
A queste fonti interne, vanno aggiunte le sorgenti di campi elettromagnetici che dall’esterno inquinano il nostro appartamento: campi provenienti da linee elettriche montanti, da elettrodotti, da linee ferroviarie e tramviarie, da trasmettitori radiotelevisivi e di telefonia cellulare.
All’interno di una abitazione la zona notte è quella che va maggiormente protetta, in quanto è il posto in cui si passa la maggior parte del nostro tempo, d’altra parte ricerche scientifiche evidenziano che il bilancio ormonale del nostro organismo è sensibile e maggiormente esposto ai disturbi elettrici e magnetici proprio durante la fase di rigenerazione notturna. La riduzione dell’inquinamento elettrico e magnetico nella zona di riposo della nostra casa prende quindi un ruolo centrale.
Purtroppo però proprio spesso è proprio la zona notte ad essere la più sollecitata dal punto di vista elettromagnetico. Infatti sotto ed intorno al letto scorrono cavi elettrici, in prossimità del capo spesso ci sono radiosveglie, telefoni cellulari, dispositivi wireless e bluetooth, impianti Hi-Fi, televisioni, sensori di antifurti.
L’Inquinamento elettromagnetico sul luogo di lavoro
Tutti gli apparecchi elettrici producono campi elettromagnetici alternati non appena vengono messi in funzione ma anche quando si trovano in stand-bay. I videoterminali dei computer sono una fonte di campi elettrici e magnetici a cui purtroppo un crescente numero di individui viene esposto. Le fotocopiatrici e le stampanti laser con la loro elevata tensione elettrica nel rullo generano nelle loro vicinanze dei campi elettrici e magnetici molto elevati. In relazioni alle diverse attività svolte troveremo numerose altre applicazioni dove i campi elettromagnetici sviluppano intensità potenzialmente dannose.
I campi elettromagnetici artificiali e lo stress elettromagnetico
I campi elettrici e magnetici artificiali che interagiscono con gli organismi viventi sono alternati; le reti elettriche domestiche e industriali che utilizziamo sono alimentate da generatori elettrici alla d.d.p. di circa 210/230 Volts e con la frequenza di 50 Hz (la frequenza di un fenomeno periodico è data dal numero di cicli al secondo, ciò significa che la polarità della d.d.p. e le correnti circolanti nei fili si invertono 50 volte al secondo). Tale unità di misura può essere applicata a qualsiasi evento periodico. Per esempio, si può dire di un orologio che ticchetta a 1 Hz.
Esempi di eventi periodici sono i seguenti:
In Acustica
– 25 e 150 Hz: le fusa dei gatti
– 20 Hz: frequenza minima udibile dall’uomo.
– 16 ÷ 20 kHz: limite superiore delle frequenze udibili dall’uomo.
In Elettronica
– da 1 a 8 MHz: la velocità di clock dei primi personal computer (anni 80)
– da 2 a 4 GHz: la velocità di clock degli ultimi microprocessori singoli
In Elettromagnetismo
– 50 o 60 Hz: corrente alternata generata dalle prese elettriche.
400 Hz: corrente alternata utilizzata in aviazione, generata e utilizzata sugli aerei.
– da 87,5 a 108 MHz: radio in FM. Subito oltre si trovano le VHFe UHF in uso in aeronautica e per la televisione.
– da 800 a 2200 MHz: telecomunicazioniGSM 900, UMTS 2100, LTE 800,DCS ed LTE 1800 sono le frequenze usate per la trasmissione e ricezione dei segnali per la rete di telefonia mobile cellulare.
– 30 PHz: Raggi X.
– 1300 YHz: Raggi gamma– raggi prodotti dal sole e da una reazione nucleare.
SPETTRO DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI
In generale le cariche elettriche generano un moto ondoso che si propaga nell’aria e nel vuoto alla velocità della luce (c=3×10-8 m/sec), per avere un’idea la luce in 1 secondo percorre una distanza pari a 7,5 volte la circonferenza terrestre, percorre il viaggio di andata e ritorno dalla luna in poco più di due secondi. I raggi solari impiegano infatti circa 8 minuti per raggiungere la terra. L’intensità delle onde elettromagnetiche (e.m.) invece decresce con il quadrato della distanza percorsa.
Molti fenomeni comunemente ritenuti di natura diversa, quali ad esempio le onde radio, la luce, i raggi x, in realtà le onde elettromagnetiche differiscono tra loro unicamente per la frequenza di vibrazione.
Nello spettro delle onde elettromagnetiche le ultime due sezioni rappresentano radiazioni ionizzanti molto pericolose per la nostra salute che devono essere schermate.
Anche le radiazioni e.m. a bassa frequenza emesse dalle apparecchiature elettriche di uso comune rappresentano un pericolo dal quale ci dobbiamo difendere, anche se il loro grado di pericolo è fortemente minore di quello delle radiazioni ad altissima frequenza.
Se il contatto con campi elettromagnetici (c.e.m.) perturbanti non è troppo prolungato (ed i campi non sono particolarmente intensi) cessando il contatto con il campo si ripristina perfettamente l’equilibrio bioelettronico del nostro corpo, ricordiamo inoltre che le emissioni decrescono con il quadrato della distanza dalle sorgenti.
Ora rispetto alle principali fonti di inquinamento presenti negli ambienti che frequentiamo abitualmente (casa, ufficio, fabbrica, scuola), possiamo adottare alcuni accorgimenti per ridurre i danni.
Gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico sull’uomo.
Con il termine inquinamento elettromagnetico o il suo più diffuso sinonimo “elettrosmog”, si intende la relazione tra esposizione ai campi elettromagnetici e la salute umana.
L’opinione pubblica ha maturato negli ultimi anni una forte sensibilità e da numerose organizzazioni sono state espresse notevoli preoccupazioni per la salute dei cittadini. La consapevolezza di un rischio per la salute è oggi assai maggiore che nel passato e finanche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) delle Nazioni Unite, inserisce nella classe 2B, classe cancerogena possibile per l’uomo gli effetti dei campi elettromagnetici.
Di seguito sono riportate le conclusioni di una articolata relazione del Prof. A.G. Levis, già ordinario di “Citogenetica e mutagenesi ambientale” all’Università di Padova, legato a organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali (ISS – Istituto superiore di sanità, OMS – Organizzazione mondiale della sanità) e presidente dell’associazione padovana per la prevenzione e lotta all’elettrosmog A.P.P.L.E[1].
Glossario dei termini abbreviati nella relazione:
RF = radiofrequenza; MO = microonde; CEM = campi elettromagnetici; EM = elettromagnetici
La telefonia cellulare è una tecnologia importante che, sviluppatasi in maniera tumultuosa soprattutto negli ultimi 10 anni, ha ancora enormi possibilità di espansione: basti pensare alla terza generazione di cellulari (UMTS), che prevede l’utilizzo di nuove antenne e stazioni radio-base e di nuove frequenze finora non presenti nell’ambiente, e all’ingresso nel mercato mondiale di nuovi gestori e di nuovi utenti. Solo negli Stati Uniti circa 80 milioni di persone utilizzavano nel 2000 il cellulare, con un ritmo di entrata di decine di migliaia di nuovi utenti ogni giorno (32), mentre in Italia ci sono oggi più di 30 milioni di cellulari serviti da circa 25.000 stazioni radio-base, e un raddoppio di questi numeri è atteso entro il prossimo biennio. Se l’esposizione alle MO usate per la telefonia cellulare risultasse associata ad un aumento anche lieve di qualche tipo di effetto dannoso per la salute dell’uomo, anche non particolarmente rilevante, l’enorme numero degli utenti e la presenza ormai ubiquitaria di emissioni EM di significativa intensità, caratterizzate da una larga gamma di frequenze comprendenti quelle estremamente basse, ELF, prodotte dai sistemi di modulazione in uso, e particolarmente “bioattive”, potrebbero dar luogo a un problema sanitario potenzialmente molto grave.
Come sempre avviene quando la scienza comincia ad indagare i possibili effetti dannosi dovuti all’uso di prodotti dietro ai quali si nascondono interessi economici enormi e planetari (si pensi al tabacco, all’amianto, al cloruro di vinile e, più in generale, al settore della plastica), anche nel caso delle RF/MO la letteratura scientifica sull’argomento risente dei condizionamenti esercitati dai produttori mediante finanziamenti mirati, controllo dei risultati, influenze politiche e altre pratiche ormai ben collaudate, quali regalie, campagne mediatiche, informazioni riservate, ecc. Non è certo un caso che gli studi finanziati dai gestori o dai produttori abbiano dato risultati sistematicamente negativi anche per quanto riguarda i possibili danni alla salute umana prodotti dall’esposizione a RF/MO. Anche se tali studi si rivelano inconsistenti ad un esame approfondito, essi finiscono col rendere confuso e contraddittorio il quadro complessivo, pure in presenza di una sovrabbondanza di dati positivi prodotti tramite ricerche “indipendenti”. Esempi illuminanti di ”risultati condizionati e condizionanti” sono, per quanto riguarda la telefonia cellulare, parte dei dati sui tumori indotti sull’uomo, sugli effetti genetici e sulla elettrosensibilità.
A fronte di una massa veramente considerevole di dati sperimentali che mettono in evidenza effetti biologici e sanitari e possibili meccanismi d’azione a livello molecolare, cellulare e fisiologico delle RF/MO accumulatisi negli ultimi anni, appare oggi insostenibile e assolutamente ingiustificata la posizione dell’OMS fondata sui rapporti scientifici dell’ICNIRP del ’96 (e del ’98, ma di fatto ferma a linee-guida fissate alla fine degli anni ’80. Tali linee-guida, infatti, si basano, ai fini della definizione dei limiti di esposizione: a) solo sugli effetti sanitari, ignorando quindi i dati biologici che li sottendono e che ne chiariscono i meccanismi di induzione; b) solo sugli effetti definitivamente accertati, in deroga a quanto previsto dal Principio di Precauzione, che avrebbe invece dovuto essere proprio il fondamento della politica cautelativa dell’OMS e della Comunità Europea; c) solo sugli effetti di natura termica, mentre ormai sono ben documentati effetti “non termici” o “a intensità particolarmente basse”; d) solo sugli effetti acuti, a breve termine, a dispetto dei dati documentati nella letteratura, relativi ad effetti cronici, a lungo termine, in particolare genetici e cancerogenetici.
Il Principio di Precauzione, nato all’interno di tematiche strettamente ambientali (Rio de Janeiro, 1992) ed entrato a far parte del Trattato Costitutivo dell’Unione Europea (Maastricht, 1994), nella sua estensione agli aspetti sanitari risponde a una politica di gestione del rischio che si applica in circostanze con un grado elevato di incertezza nei dati scientifici, e riflette la necessità di intraprendere iniziative atte a limitare un rischio potenziale serio, senza dover aspettare il risultato delle ricerche scientifiche. In sostanza esso suggerisce di adottare misure per prevenire un danno, anche quando non si è del tutto certi che tale danno si verificherà.
Il Principio di Precauzione si è posto dunque come causa di trasformazione del cosiddetto “diritto positivo”, che aveva sempre recepito le scoperte scientifiche man mano che queste andavano affermandosi. L’esperienza del diritto positivo, in costante e sempre successivo inseguimento delle scoperte scientifiche, dovrebbe essere ormai finita. L’ordinamento ha cambiato tecnica di tutela e protezione a causa della parossistica accelerazione delle scoperte scientifiche, soprattutto in campo biomedico. Non più la creazione di norme ad hoc per ogni scoperta, norme che necessariamente arrivano dopo la scoperta, quando i danni sono già prodotti, ma la creazione di un principio unico, quello di precauzione appunto, che consente all’ordinamento nel suo complesso di garantire, ed ai singoli soggetti giuridici di ottenere una protezione in via preventiva e sostanziale.
Aderendo a questa impostazione, il Principio di Precauzione è stato ben incorporato nelle nostre normative nazionale e regionali sulle esposizioni a onde EM, in particolare alle RF e alle MO. Da ciò è derivata anche la necessità di tutelare la salute, soprattutto dei soggetti più sensibili (bambini, anziani, malati) mediante il perseguimento di “obiettivi di qualità” che minimizzino le esposizioni, anche a valori inferiori a quelli raggiungibili in base ai limiti di esposizione e ai valori di cautela. Inoltre, coerentemente con i principi suesposti, la Magistratura Italiana di ogni ordine e grado ha ritenuto, anche in merito a situazioni riguardanti l’inquinamento EM, di dover tutelare preventivamente il diritto prioritario alla salute e all’integrità fisica dei cittadini a fronte della documentazione scientifica di possibili incrementi di rischio, anche quando non siano superati i limiti fissati dalle leggi in quel momento in vigore.
Trattamenti sperimentali di animali da laboratorio e di volontari umani con MO alle frequenze tipiche della telefonia cellulare (400, 950, 1.800, 2.450 MHz) dimostrano l’induzione di una varietà di effetti biologici tra i quali i più significativi sono i seguenti:
E’ stato dimostrato che gli effetti sopra indicati:
grandezza ai limiti di esposizione (20 V/m) e ai valori di cautela (6 V/m) previsti dalla legislazione italiana;
Gli effetti molecolari, biochimici, cellulari e fisiologici sopra riportati possono essere alla base di molte delle manifestazioni acute, correlate all’esposizione a RF/MO, che caratterizzano la cosiddetta “sindrome da elettrosensibilità” Tale sindrome:
Per quanto riguarda la capacità delle RF/MO di indurre danni genetici, diverse ricerche hanno dimostrato che:
5) Per quanto riguarda gli effetti cancerogeni delle RF/MO su sistemi sperimentali in vitro e in vivo è stato dimostrato che:
6) Una revisione particolarmente accurata e critica dei risultati delle indagini epidemiologiche sugli effetti cancerogeni di RF e MO in popolazioni umane esposte, nonostante i molti limiti metodologici che caratterizzano questo tipo di ricerche, permette di stabilire che:
[1] L’intera relazione unitamente agli allegati è pubblicata sul sito della Associazione A.P.P.L.E. – www.applelettrosmog.it nella sezione “Documenti” in formato Adobe Acrobat.
Abbiamo visto quindi che il nostro organismo è continuamente sottoposto ad un bombardamento di Onde Elettromagnetiche provenienti dalla terra, dal cosmo e prodotte artificialmente dall’uomo stesso. La Geopatologia, studi agli effetti sull’uomo delle Onde Elettromagnetiche provenienti dalla Terra.
Denominiamo Onde Nocive (O.N.) tutti questi tipi di frequenze elettromagnetiche. In particolare tali onde possono derivare da:
1.Tipo di terreno in cui si vive (calcareo, argilloso, ecc.).
che arrivano sino a centinaia di metri di distanza.
Negli ultimi anni si sono sviluppati, degli strumenti elettronici che, misurando la resistenza elettrica dei punti di agopuntura possono stabilire se un soggetto è sottoposto ad un carico elettromagnetico nocivo. Tali strumenti sono di diverso tipo, ma nelle nostre ricerche si sono utilizzati l’apparecchio di Elettroagopuntura secondo Voll ed il MORA. Inoltre si possono misurare i campi elettrostatici e magnetici alternati che circondano ogni oggetto che sia attraversato da una corrente elettrica con appositi tester, come il Komb-test.
Da queste misurazioni è risultata particolarmente colpita la camera da letto dove trascorriamo circa un terzo della nostra esistenza. Se, attorno al letto, vi sono questi campi elettrici provocati da apparecchi T V, impianti stereo, fili elettrici non schermati che decorrono lungo il muro ecc., possiamo avere effetti negativi come : sonno disturbato da frequenti risvegli, astenia mattutina, cefalea, stato ansioso, malessere indefinito, distonie neurovegetative, la cui causa non si riesce a stabilire con i comuni metodi diagnostici. Per bloccare gli effetti di tali campi elettromagnetici pulsati sarebbe necessaria una gabbia di Faraday, cioè di materiale elettroconduttore che, messa a terra, devia tutti i campi. Ma non è opportuno nè piacevole che un essere umano dorma in una gabbia, la soluzione al problema ci viene dunque da sistemi schermanti aperti I sintomi principali e più evidenti di uno stato geopatologico sono astenia, svogliatezza, insonnia, predisposizione agli incubi, cefalee, inappetenza, distonia neurovegetativa, cambiamento del carattere, disturbi energetici a livello dell’apparato urogenitale, carenza di concentrazione e coerenza dell’attività giornaliera. I sintomi, più o meno accertati, sono difficilmente collegati ad uno stato geopatologico e, dunque, spesso curati con terapie di tamponamento che, aumentate dalla continua esposizione dei campi geopatici provocano la formazione di gravi malattie iatrogene. Perciò, ad una diagnostica di “valle” che si interessi esclusivamente dei danni agli organi, alle ghiandole o al sistema nervoso neurosensoriale, è bene sostituire l’analisi “a monte”. Alla comparsa dei disturbi, quindi, dobbiamo immediatamente iniziare una approfondita ricerca volta ad individuare le cause reali della malattia.
Ciò è possibile grazie anche all’utilizzo di apparecchiature di biorisonanza in grado di utilizzare filtri sequenziali per la diagnosi della geopatia e dell’elettrosmog artificiale. Con due sonde metalliche si attiva un campo magnetico dove si trovano algoritmi di onde invertite che ricaricano le cellule e cambiano lo spin levogiro (patologico) del sangue in destrogiro (fisiologico). La terapia, che dura circa dodici minuti viene contemporaneamente registrata, affinché il paziente abbia l’opportunità di richiamare ogni giorno la terapia come attrattore d’ordine neghenantropico. Dopo aver eseguito la terapia di base è necessario testare i prodotti omeopatici, ototossici.
i prodotti risultati di maggior efficacia vengono somministrati per un tempo di sei settimane. Parallelamente egli dovrà munirsi di una stuoia trapuntata antionde nocive per il letto quale schermo protettivo contro il campo geopatico devastante.
Karl Heisenberg fisico tedesco premio Nobel per la Fisica nel 1932, considerato uno dei fondatori della meccanica quantistica sosteneva che gli organismi viventi non si possano spiegare soltanto con le leggi della fisica e della chimica e che non esiste alcuna forza vitale, non concorda con la moderna teoria quantistica. La fisica quantistica ha dato vita, all’inizio del secolo, ad uno scambio di modelli tra le varie discipline scientifiche. Dopo la fisica quantistica vennero la chimica quantistica e la biologia quantistica. Solo ora – dopo novant’anni dalla scoperta da parte di Plance del quanto di energia – si sta sviluppando una medicina quantistica.
Il sonno regolare ci permette sia di riprendere le forze spese nel giorno precedente producendo effetti benefici per il nostro organismo:
Un ciclo completo di sonno dura circa 90 minuti e si ripete più volte durante la notte. Si compone di più fasi denominate SEM (Slow Eye Movement) e REM (Rapid Eye Movement). Nella fase Sem vengono identificati tre diversi momenti:
Durante la fase REM avviene la pulizia e la riorganizzazione del nostro cervello, sotto le palpebre chiuse si verificano movimenti oculari molto rapidi e l’attività onirica diventa più intensa.
Le diverse fasi si alternano fra loro in più cicli e variano anche in base all’avanzamento dell’età. Una persona giovane si addormenta più velocemente e le fasi del sonno leggero sono più brevi, mentre in età avanzata è del tutto normale che i tempi di veglia si allunghino. Il nostro corpo è sofisticato a tal punto da adeguarsi al tipo di sonno di cui ha bisogno: se una notte abbiamo dormito male, la notte successiva si avrà prevalentemente un sonno profondo.
Il sonno profondo, quello più importante, si ha nelle prime ore dopo che ci si è coricati, quindi dormire più a lungo al mattino non è rigenerante come magari crediamo. Il numero ottimale di ore di sonno dipende da individuo a individuo partendo dalle 20 ore dei neonati alle 5-6 ore degli anziani, per una persona adulta, dovrebbero essere sufficienti 7 ore di sonno ma, per alcuni individui possono bastare anche 4 o 5 ore. Dormire troppo accorcia la vita esattamente come chi dorme troppo poco. E’ importante imparare a regolare i tempi del riposo. La quantità e la qualità del sonno è un aspetto altrettanto importante per il nostro benessere e la nostra salute come lo è la corretta alimentazione e la regolare attività fisica.
Le conseguenze di una cronica mancanza di riposo o la scadente qualità dello stesso, sono molto più gravi e profonde della vaga sensazione di stanchezza che si verifica durante il giorno; possono portare ad una serie di effetti molto negativi sulla nostra salute quali.
Spesso ci si sveglia al mattino con una sensazione di spossatezza, causata da:
difficoltà a prendere sonno alla sera, risveglio troppo presto al mattino, diversi risvegli durante la notte orari per dormire irregolari. Esistono tuttavia dei comportamenti che possono aiutarci a migliorare la qualità del sonno:
regolare, moderata attività fisica ma non praticata poco prima di andare a letto; non lavorare, parlare al cellulare o navigare su internet con il computer o guardare la TV prima di coricarsi.Il rischio è quello di iperstimolare il ciclo circadiano della produzione della melatonina e della serotonina da parte della ghiandola pineale.
Il riposo migliore che ricarica si ha all’incirca dalle 23:30 – 24:00 sino a circa le 03:00 La cistifellea in quelle ore scarica delle tossine e, se non si dorme, le tossine ritornano al fegato e, in seguito, rientrano nel sistema circolatorio con danneggiamento delle condizioni di salute.
Assumere cibi proteici alla sera (alcune ore prima di mettersi a letto). Forniscono il triptofano necessario per la produzione della melatonina e della serotonina. Sono da evitare i carboidrati che fanno aumentare gli zuccheri nel sangue e inibiscono il sonno.
Assicurarsi che la camera da letto sia confortevole e adatta al sonno. Dovrebbe essere protetta dai rumori, avere una temperatura non troppo elevata, ed essere totalmente buia. Il materasso dovrebbe essere collocato su una rete ben posizionata orizzontalmente (in modo che non si formino avvallamenti), non troppo morbido ma neanche troppo rigido (se non vi è una ragione particolare evitare il tipo ortopedico). I materiali che costituiscono il materasso dovrebbero essere confortevoli, sani, possibilmente naturali come quelli di lattice. Lo stesso vale per il cuscino che dovrebbe essere adatto alla posizione che si sceglie per dormire e alle proprie caratteristiche. Evitare di sistemare apparecchiature elettriche o elettroniche vicino al letto o sul comodino.
Il sonno, per l’essere umano, rappresenta:
Durante il sonno D il tono muscolare è perso e i segnali EEG non sincronizzati propagano informazioni alle cellule del corpo. In questi casi si notano una massiccia inibizione di neuroni motori alfa e un’enorme accelerazione dell’attività cerebrale. Klitman e Aserinsky chiamarono questo stato di sonno profondo, ma pieno di attività cerebrale paradossale, perchè non aveva senso che il cervello lavorasse anche quando non succedeva niente a livello corporale.
Periodicamente il cervello trasmette istruzioni di riparazione alle cellule danneggiate durante il giorno.
Durante il sonno D i neuroni motori vengono inibiti e ciò consente al cervello di mandare messaggi più chiari alle singole cellule. Ci sono cinque periodi di sonno D in un sonno di otto ore, si concentrano soprattutto nella prima parte della notte. L’ipotesi CMR (Radiazione Cerebrale Morfogenetica) presume che le istruzioni per la sintesi delle proteine siano trasmesse durante il sonno D ed eseguite nel periodo refrattario.
Il sistema schermante TECNOSTAN®
Nell’impossibilità di cambiare abitazione o luogo di lavoro, per proteggerci dai pericoli che corriamo a seguito del continuo bombardamento cui siamo sottoposti, dobbiamo utilizzare dei sistemi schermanti, tenendo conto però che la schermatura deve essere parziale e selettiva, non totale, altrimenti non si incorrerebbe in quei fenomeni di deprivazione che comportano danni gravi quanto quelli che si tenta di evitare.
Uno schermo che possiede in modo ottimale queste caratteristiche di selettività è la stuoia TECNOSTAN® (stuoia trapuntata antionde nocive) prodotta dalla AGEOSTAN di Lumezzane (Brescia) azienda che da anni opera nel settore della bioarchitettura e nel campo medical engineering, la quale dopo diversi studi e ricerche ha iniziato a commercializzare un prodotto basato su un Brevetto denominato TECNOSTAN®.
Il TECNOSTAN® è un filato composto da un reticolo di sottilissimi fili di rame, opportunamente intrecciati e avvolti da spire di fili di carbonio aventi il diametro di circa 1 micron prodotto in Scozia che ha elevate proprietà schermanti e nel corso di numeri test si è dimostrato in gradi di neutralizzare gli effetti nocivi dei Campi Elettromagnetici (C.E.M.) e di innalzare la soglia del dolore con capacità analgesiche.
Il filato può essere lavorato in diverse percentuali ed unito ad altri materiali sia sintetici, sia naturali.
Quando la stuoia viene investita da radiazioni elettromagnetiche, i fili di rame vengono percorsi da micro correnti indotte, che generano un controcampo indotto, il quale tende ad attenuare il campo incidente, schermandolo parzialmente (principio dell’induzione elettromagnetica). Poiché la corrente indotta è funzione crescente della frequenza, risultano maggiormente schermate le componenti ad alta frequenza, che sono quelle più energetiche (l’energia di un quarto di radiazione elettromagnetica è proporzionale alla frequenza). La stuoia si presenta quindi come uno schermo selettivo con sezione d’urto differenziale, che scherma maggiormente le componenti più energetiche (che sono quelle più nocive), mentre lascia passare quelle a frequenza inferiore.
Queste caratteristiche sono confermate dai test di efficacia della schermatura effettuati presso i laboratori del C.N.R. di Bologna e dell’USSL di Modena. In particolare è risultato che il reticolo della stuoia, mentre viene attraversato con debole attenuazione dalla luce visibile (n= 1014 Hz) scherma maggiormente i raggi X (n=1018 Hz), come risulta da radiografie, effettuate interponendo una stuoia TECNOSTAN® tra la sorgente radiante e la pellicola.
La stuoia scarica l’accumulo di energia elettrostatica dal nostro corpo; ad esempio usandola come copri sedile dell’automobile si evita l’accumulo di potenziale elettrostatico e non si prende più la scossa quando si scende.
Testando con gli strumenti della bioelettronica funzionale, i medici hanno riscontrato un miglioramento degli indici biologici in pazienti affetti da stress elettromagnetico e geopatico a contatto della stuoia; pertanto viene prescritta come fattore coadiuvante e preventivo nel trattamento di queste affezioni.
Si sono osservati significativi miglioramenti di prestazioni sportive, fatte in doppio cieco su gruppi di atleti, nonché variazioni nei test kinesiologici, a favore dei soggetti a contatto con la stuoia.
La stuoia TECNOSTAN® interagisce a livello energetico con il nostro corpo, fornendo “segnali positivi” e, comunque, attenuando gli impulsi negativi derivanti da anomalie telluriche e da fonti di inquinamento elettromagnetico.
Verso la fine del XVIII secolo il Dottor Samuel Hahnemann, deluso dall’incoerenza e dall’inefficacia della scienza medica del suo tempo, ricercò nuove vie terapeutiche. Essendo venuto a conoscenza del fatto che gli operai addetti alla lavorazione del chinino (sostanza base della terapia della malaria) presentavano sintomi di febbri malariche, iniziò ad assumere dosi crescenti di chinino fino ad intossicarsi, e scoprì che le crisi malariche erano solo apparenti; le febbri scomparivano senza postumi appena cessava l’assunzione del farmaco.
Formulò quindi l’ipotesi base dell’omeopatia: similia similibus curentur (si curino i simili con i simili) secondo cui una sostanza, capace di provocare i sintomi di una determinata malattia in un individuo sano che l’assume a dosi tossiche, ha il potere di curarla se la si impegna a dosi attenuate.
Mentre lo scopo del farmaco tradizionale è quello di ottenere la guarigione attraverso la soppressione dei sintomi (antipiretico, antibiotico …) sopprimendo l’agente patogeno, ma danneggiando anche il terreno si cui si è installato (contraria contrariis curentur), il farmaco omeopatico combatte la malattia cercando di sollecitare gli strumenti naturali di difesa, ripristinando l’equilibrio biologico.
Per attenuare le intossicazioni Hahnemann iniziò ad assumere le diluizioni successive dinamizzate, e scoprì con grande stupore che i farmaci diluiti, mentre perdevano le caratteristiche iatrogene, conservavano o addirittura esaltavano le capacità curative. Avanzando l’ipotesi che l’efficacia dei farmaci risieda nei principi attivi aggiunti all’acqua, a tutt’oggi non si comprende come possano conservare la capacità curativa con le diluizioni, aveva scoperto il principio dell’omeopatia.
Il numero di molecole presenti in una mole di prodotto (massa di prodotto espressa in grammi dal numero di massa molecolare) è N=6,02 x 10-23 (Numero di Avogadro). Nelle diluizioni oltre la 23.ma cifra decimale, la probabilità che in una fiala vi sia anche una sola molecola di principio curativo è pressoché nulla, per questi motivi i detrattori dell’omeopatia la definiscono “cura dell’acqua”. Ma cos’è l’acqua e quali sono le sue straordinarie proprietà ?
Una molecola d’acqua, H2O, è composta da due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno uniti da un legame covalente polare (legame forte).
Poiché l’ossigeno è elettronegativo (tende a acquistare elettroni) mentre l’idrogeno e elettropositivo (tende a cedere il suo elettrone), la molecola, pur essendo elettricamente neutra, ha una distribuzione asimmetrica delle cariche: quelle positive si dispongono prevalentemente in prossimità degli atomi di idrogeno, mentre quelle negative si dispongono prevalentemente in prossimità dell’atomo di ossigeno. Ha la forma di una V in cui l’atomo di ossigeno occupa il vertice e gli atomi di idrogeno occupano le due punte; è un dipolo elettrico.
Vediamo cosa succede quando una molecola d’acqua viene investita da un campo elettromagnetico oscillante (per esempio quando è situata tra le cariche di un dipolo elettrico che inverte alternativamente le proprie polarità).
Poiché le forze colombiane tra cariche eteronime sono attrattive, mentre tra cariche omonime sono repulsive, la molecola porterà sempre O– in prossimità della carica positiva, mentre i due H+ si porteranno presso la carica negativa. In definitiva la molecola di acqua oscillerà coerentemente con il dipolo, entrando in risonanza con esso. Ma essendo essa stessa un dipolo genererà un segnale elettromagnetico che tenderà a far oscillare le molecole vicine. Una massa d’acqua, in virtù della natura bipolare delle singole molecole che la compongono fa sì che ciascun O – di una molecola attragga gli H + delle molecole vicine, si formano così delle macrostrutture (clusters) composte da aggregati di molecole in cui però il legame intermolecolare è diverso da quello intromolecolare. Infatti, mentre quest’ultimo, come abbiamo già visto, è il legame forte (covalente polare), il primo è eteropolare, ed è molto debole, e viene chiamato legame idrogeno o ponte d’idrogeno.
I ricercatori che operano nel campo della medicina funzionale hanno scoperto che i segnali vibratori emessi dai vari organi, sistemi d’organi, catene casuali, del corpo umano, sono stardardizzati in condizioni di perfetta salute, mentre in presenza di disfunzioni anche solamente funzionali, quindi non rilevabili con le consuete analisi cliniche, presentano variazioni rispetto ai valori normali. Pertanto è possibile diagnosticare le disfunzioni facendo interferire un segnale codificato di organo sano, fornito da una fiala contenente un estratto d’organo omeopaticizzato inserita nell’apparecchio, con il corrispondente segnale dell’organo del paziente. Se i segnali sono identici (quindi l’organo del paziente è sano) il sistema entra in biorisonanza e l’indice del misuratore va a fondo scala. Diversamente non si ha biorisonanza, l’ampiezza del segnale trasferito si attenua e l’indice lo rivela abbassandosi.
Gli strumenti più semplici usati in laboratorio per misurare i cambiamenti delle proprietà dell’acqua sono: il pH , la tensione di superficie, conduttività elettrica e l’assorbimento spettrale ottico nell’UV e nell’IR. Alcuni studi dimostrano che tutto lo spettro della luce è capace di strutturare l’acqua. Per esempio, le frequenze dal blu all’UV portano ad un pH più basico, mentre le frequenze dal giallo al rosso portano ad un pH più acido; il polo nord dei campi magnetici DC producono un cambiamento del pH verso l’alcalinità e un aumento della tensione di superficie, il polo sud viceversa.
Giorgio Piccardi, fisico e chimico italiano del secolo scorso, diceva che tutti gli agricoltori sanno quando piantare un seme nel terreno, tenendo conto di certe stagioni e con la luna calante se si vogliono far crescere alcune specie di piante, perché esse non germogliano in un tempo qualsiasi scelto a piacere. Piccardi sosteneva l’influenza delle onde elettromagnetiche generate dal sole erano in grado si influenzare i fenomeni biologici e anche molti fenomeni chimici. Egli studiò anche le reazioni chimiche in soluzione acquosa ed osservò il fenomeno della “energizzazione e attivazione dell’acqua” quando veniva sottoposta all’azione di campi elettromagnetici di bassa energia.
Il nostro organismo è costituito prevalentemente di acqua in percentuale che varia con il passare dell’età, una persona adulta presenta una percentuale di acqua all’incirca pari al 65%, significa circa 50 litri. La percentuale più alta di acqua si ha nella blastocisti presente subito dopo la fecondazione (90% in acqua) poi nell’embrione (85%) e a seguire nel neonato (dal 75 all’85%). In un quarantenne la percentuale d’acqua si attesta intorno al 65%-70%.
A causa della ridotta capacità di smistamento degli impulsi sensoriali diminuisce anche la sensazione della sete nell’età avanzata. Questo rischia di provocare una certa disidratazione in quanto l’attività cellulare rallenta a causa della carenza di apporto di acqua. Se il contenuto di acqua nella cellula scende sotto il 50% i processi vitali si paralizzano, spesso anche in modo irreversibile. Congiuntamente per l’insufficiente assunzione di acqua le sostanze tossiche vengono espulse solo parzialmente e sovente, in età avanzata, questo procura l’innalzamento della pressione degli zuccheri e del colesterolo nei vasi, rendendoli meno elastici. Tutti gli organismi dipendono dall’acqua e ne contengono in quantità elevate, il cervello il 75%, le ossa il 22%, la massa muscolare il 75%, il sangue l’ 85%.
La molecola dell’acqua è formata da due atomi di idrogeno che sono positivi ed 1 di ossigeno che è negativo. Tra loro le molecole si attirano con un legame che si definisce “ponte idrogeno”, creando un dipolo elettrico. I dipoli creano un gruppo di molecole detto cluster, alla temperatura corporea di trentasette gradi centigradi, sono circa quattrocento le molecole di acqua riunite fra di loro. Nell’acqua queste superfici nodali vengono nominate “kinks” (nodi). Oggi, in base a misurazioni spettroscopiche, siamo in grado di sapere che questi kinks ed i cluster oscillano, però a frequenze diverse. I kinks oscillano nell’ordine di frequenza delle onde Shumann ( 7,8 Hz); i cluster oscillano nell’ambito delle onde geomagnetiche (10 Khz).
Tanto più piccolo è il cluster, tanto maggiore è l’assorbimento di ultravioletti. Lo stesso tipo di effetti si ha nell’acqua contenuta nei tessuti del corpo, quando ad esempio si è in presenza di campi elettromagnetici. Per quanto riguarda i disturbi geopatici, sono state effettuate dal dott. Otto Bersgmann molte analisi approfondite nei laboratori dell’università di Vienna. Un campione di soluzione fisiologica si modifica in corrispondenza di una zona sottoposta a campi elettromagnetici.
In tutti i processi vitali le membrane, cioè le superfici, sono coinvolte in modo determinante, per cui l’attività biologica delle membrane è determinata dalla loro tensione superficiale (più è bassa, tanto più sono attive).
Ogni emissione e riassorbimento dei neurotrasmettitori (ad es. la serotonina) avviene con il passaggio attraverso la membrana. In seguito a ciò tutte le funzioni neurali subiscono l’influsso della tensione superficiale, compresi i complessi sistemi di regolazione centrali e periferici.
Secondo Heine i punti utilizzati per l’agopuntura sono caratterizzati da un accumulo organizzato della sostanza di base. Pertanto gli studi bioelettrici sull’effetto del luogo sui punti utilizzati per l’agopuntura possono essere impiegati anche per l’interpretazione dell’effetto del luogo sul sistema base. I disturbi funzionali bioelettrici possono essere interpretati quali trasformazioni energetiche della struttura dell’acqua del sistema base.
Il dolore è il sintomo più frequente nella patologia umana e da sempre la sua misurazione ha costituito un’esigenza fondamentale sia nella pratica clinica sia nella ricerca clinica, per vari motivi:
1) operare una corretta diagnosi attraverso una differenziazione della sensibilità del dolore nei vari tessuti;
2) consentire una quantificazione degli effetti terapeutici.
In tal ambito la valutazione della soglia del dolore assume particolare rilievo. Essa consiste nella misurazione della minima intensità di uno stimolo graduabile di varia natura che corrisponde alla minima percezione di una sensazione di dolore da parte del paziente. Una riduzione del valore della soglia in un tessuto è indice di aumento di sensibilità al dolore e viene definita come “iperalgesia”, mentre un aumento di soglia rappresenta una condizione di “ipoalgesia” del tessuto stesso.
E’ stata effettuata una ricerca volta a verificare se in soggetti affetti da MPS, CFS e FS era possibile, anziché utilizzare farmaci analgesici, ansiolitici o le tradizionali cure fisioterapiche, modificare la soglia del dolore alla stimolazione elettrica mediante mezzi non invasivi, utilizzando a tale scopo la stuoia TECNOSTAN®.
Dei pazienti esaminati, 4 erano affetti da sindrome miofasciale, 6 da sindrome da fatica cronica e 9 da fibromialgia. 2 soggetti sono usciti dallo studio. In tutti i soggetti distesi sulla stuoia si è verificato un incremento progressivo della soglia del dolore nei 60 min della valutazione ed un suo decremento 10 min dopo aver tolto la stuoia, mentre, nei soggetti esaminati senza stuoia c’è una tendenza al decremento .
Nei 9 soggetti con FS a cui sono state eseguite le soglie del dolore alla stimolazione elettrica del tessuto muscolare e cutaneo con stuoia TECNOSTAN®, si è verificato un incremento pressoché uguale nei due tessuti, mentre nel gruppo di 6 soggetti con iperalgesia muscolare esaminati senza stuoia si è osservato per gli stessi tessuti un decremento delle stesse.
Dai risultati ottenuti, si evidenzia come la stuoia TECNOSTAN® sia in grado di innalzare le soglie del dolore alla stimolazione elettrica nei tessuti esaminati e che questo incremento è uguale sia nella cute che nel muscolo.
Inoltre, si dimostra come le soglie del dolore possano essere incrementate non solo con mezzi “invasivi” (farmaci, T.e.n.s., magnetoterapia, laser) ma anche con un sistema “non invasivo”, prospettando nelle patologie dolorose possibilità terapeutiche diverse e senza fastidiosi e nocivi effetti collaterali.