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Insana proposta Ministro Romani

 

romani

Ministero Sviluppo Economico: Aumentiamo il livello di elettrosmog , è troppo basso in Italia !
Queste le sconcertanti affermazioni del Ministro ROMANI :

“LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO È TROPPO RIGIDA, FRUTTO DI UN’IMPOSTAZIONE IDEOLOGICA PIUTTOSTO CHE DI ANALISI SCIENTIFICHE …”

Esprimiamo forte disappunto per le dichiarazioni del ministro per lo Sviluppo Economico, Romani che vorrebbero addirittura aumentare i limiti per la esposizione dai 6 V/m ai 40 V/m !

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LO STUDIO, MEGLIO ACCENDERE SIGARETTA CHE TELEFONINO

(Adnkronos/Adnkronos Salute) – “I cellulari possono salvare delle vite in alcuni casi di emergenza, ma – aggiunge lo scienziato – esiste un legame evidente tra il loro uso e l’insorgenza di alcuni tumori cerebrali. Tanto che nei prossimi 10 anni, a meno di un’inversione di tendenza nel loro uso e di nuovi apparecchi con meno emissioni, assisteremo a una crescita esponenziale delle forme di cancro al cervello. Con un’emergenza sanitaria maggiore di quella rappresentata dal fumo di sigaretta o dall’inquinamento da amianto. Se non altro perche’ ci sono tre miliardi di persone nel mondo che usano i cellulari. Un numero – conclude Khurana – tre volte superiore a quello dei fumatori”.

(Sal/Ct/Adnkronos) 31-MAR-08 13:00

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Così ci beffa l’elettrosmog

CNR – ROMA
Dopo anni di aspre polemiche e di contrasti che hanno interessato anche il mondo scientifico, la questione dell’inquinamento elettromagnetico (impropriamente chiamato elettrosmog) sembra essere sparita dall’attenzione dei media. Nello stesso tempo non sono diminuite le potenziali fonti di inquinamento e, anzi, la diffusione di sorgenti di alta e bassa frequenza è semmai incrementata di numero e di potenza. Come mai questa apparente contraddizione?

Vale la pena ricordare che il nostro pianeta è immerso da sempre in un «fondo elettromagnetico» naturale che, però, è aumentato più di un milione di volte, nelle città moderne, a causa della pervasiva presenza di macchinari elettrici di ogni tipo. Le fonti di emissione a bassa frequenza ad alto voltaggio (sostanzialmente gli elettrodotti) sono aumentate di numero, così come quelle a alta frequenza (diffusori radiotelevisivi, stazioni radiobase per telefonia mobile, ponti radio, sistemi radar), soprattutto nel nostro Paese, che detiene – con oltre 30 milioni di pezzi – il primato continentale per quello che riguarda la diffusione dei telefoni cellulari. Gli effetti biologici sulle membrane cellulari, causati soprattutto dal riscaldamento degli apparecchi (l’«effetto termico»), sono stati più volte individuati e misurati, mentre un convegno a Roma («Campi elettromagnetici e salute: le risposte della scienza, della società e della comunicazione») ha ribadito che non sono altrettanto evidenti le relazioni fra l’esposizione ai campi elettromagnetici e un conseguente danno alla salute, cioè non è ancora chiaro se l’effetto biologico viene compensato naturalmente dagli organismi viventi oppure produce patologie significative.

Il problema è di metodo. Sembra difficile che qualche studio possa asserire la sicura assenza di effetti, cioè la sicurezza totale.
Diverse decine di migliaia di statunitensi e di europei sono stati tenuti sotto controllo e non sono state rilevate correlazioni significative fra mortalità causata da tumori e intensità d’uso del telefono cellulare. Il tempo di osservazione di questi studi è però ancora troppo breve, e nessuno può sapere se in futuro si riveleranno fenomeni come quello dell’amianto, che provoca il mesotelioma polmonare solo dopo 40 anni. Per questa ragione si suggerisce di astenersi dagli eccessi d’uso o di limitare le fonti, in attesa di studi definitivi: se non si è sicuri che un determinato comportamento procuri dei danni, ci si astiene dal tenerlo fino a che non ci sono certezze. Ma se queste non sono possibili?

Due scienziati scandinavi hanno tenuto sotto osservazione soggetti che utilizzassero il telefono cellulare da circa 10 anni. In questi studi le possibilità di ammalarsi di neuroma acustico sarebbero maggiori del 30% e di glioma (tumore maligno) di almeno il 20% rispetto a chi non ne fa uso, specialmente dal lato della testa sul quale si appoggia più frequentemente l’apparecchio. Si tratta in realtà di rivisitazioni che mostravano già le stesse correlazioni nel 2005. Malauguratamente esistono altri studi sul lungo periodo d’uso che non mostrano alcuna correlazione significativa. Uno studio globale chiamato «Interphone» è atteso per il prossimo futuro, così, in attesa di risposte esaustive, si suggeriscono alcuni comportamenti atti a ridurre un rischio che viene nel contempo negato.

Usare, come suggerisce anche il ministero della Salute in Germania, con parsimonia il cellulare, tenendolo lontano dalla testa attraverso un auricolare ed evitando di accostarlo mentre il segnale è basso: è in quei casi che il telefono emette la massima potenza e, dunque, interagisce più facilmente con i sistemi biologici. Invece sembra non si debbano temere le stazioni radio base di telefonia mobile più di altri impianti industriali: è dimostrato che si tratta di fonti prive di rischi significativi e basta comunque tenersi a ragionevole distanza.

Si registra poi un’aggravante: gli eventuali effetti sul lungo periodo non sembrano legati al fattore termico, ma a qualche altra forma di interazione praticamente impossibile da identificare oggi. Nessuno, intanto, neanche i più critici, rinuncia al cellulare: del resto quanti sono coloro che hanno smesso di usare l’auto quando hanno scoperto che di polveri sottili si muore?

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Le cavie siamo noi

E’ questo il titolo del cortometraggio visibile in rete:

Dopo una breve introduzione sulla scheda epidemiologica concernente gli effetti dei campi elettromagnetici realizzata dai Comitati dei Cittadini Indipendenti di Bologna (riferimento signora Adriana Palleni), predisposta in collaborazione con altre Associazioni di volontariato, fra cui l’Associazione Medici per l’Ambiente, il Movimento Azzurro, l’Associazione Comunicazione e Ambiente, l’Associazione Europea di Volontariato, l’Associazione Diritti Umani Difesa e Ambiente-Tutela della Salute – Bologna, il documentario mette a fuoco un campione esemplificativo di istallazioni di antenne di telefonia mobile e radiotelevisive dal nord al sud dell’Italia.

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Il WiFi provoca N.A.S.? La risposta del sig. Pignataro

A proposito di micro e femto celle, WI-FI e WI-MAX.

Io sono ignorante in materia (non troppo però), ma per non sapere né leggere né scrivere, posso dire una cosa che forse farà riflettere un pochino chi afferma che, tutto il mondo coperto da un leggerissimo strato di cacca non puzza… (scusate la durezza).

Grazie ai miei personalissimi sensori da elettrosensibile, meglio di qualunque strumento e teoria della diluizione, posso affermare che, se il mio collega di lavoro, accende un modem WI-FI a 3 stanze di distanza dalla mia, ho mal di testa molto più forte di quello che mi viene in macchina dopo una telefonata con il cellulare appoggiato sul cruscotto ed il viva-voce bluetooth. Stessa cosa posso dire degli access-point WI-FI che il mio datore di lavoro ha pensato bene di installare (4 per ogni piano) nel mio ufficio, e del modem WI-FI di una famiglia che vive nell’appartamento di fronte al mio, dall’altra parte della strada.

Condivido quasi in toto la disamina tecnico-medica degli effetti dei CEM (a parte la frequenza per la fiorentina, forse 70Ghz?), ma non posso condividere le conclusioni.

Non è scritto da nessuna parte che per vivere costantemente connessi, dobbiamo rinunciare al benessere (inteso nel vero senso della parola).

Si è fatto e si continua a fare un abuso delle onde elettromagnetiche, e forse è arrivato il momento di informare correttamente le persone, dei guai che possono derivarne, così come è arrivato sicuramente il momento di ripensare a quello che è indispensabile e quello che le multinazionali ci fanno passare per tale.

Io da sempre sono appassionato di tutto quello che è tecnologico, vivo di tecnologia, ma quando ho la fortuna di avere il cellulare scarico, nonostante le mie preoccupazioni, non succede nulla di irreparabile.

Quando lo riaccendo riprendo tutto da dove l’avevo lasciato, ma nel frattempo ho riassaporato la libertà dei bei tempi andati, di quando la telefonata la facevi dalla cabina, e la TV aveva 3 canali che davano molto più di quanto non possano dare adesso i 500 canali del satellitare (tanto il 90% del tempo è pubblicità più o meno occulta e dell’altro 10%, il 90 % è purissima spazzatura.

Si può vivere benissimo scollegati dalla rete, e collegandosi all’occorrenza.

Quando negli scantinati non c’è copertura, basta portarsi all’aperto per comunicare, o utilizzare i cari bei vecchi cavi della telefonia fissa.

Se ci incontriamo su forum come questo, penso che lo facciamo perché desideriamo risolvere i problemi dell’elettrosmog, non per cambiane la fisionomia.

Ricordate, ‘La cacca, anche in strati sottilissimi puzza’, e poi basta quella che c’è già.

Vito Pignataro

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Comunicato stampa Rete Nazionale NO Elettrosmog

Elettrosmog-70-scienziati-scrivono-al-governo-Non-alzate-i-limiti

Vi trasmetto per gentile pubblicazione – il comunicato stampa,di seguito allegato, della Rete Nazionale No Elettrosmog a seguito della riunione nazionale del 21 aprile 2007 a Firenze.

Grazie della collaborazione.
Cari saluti
Vittorio Fagioli e Sergio Crippa
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Rete Nazionale NO Elettrosmog (RNE): sta nascendo e farà scintille!!

Einstein diceva: “quando spariranno le api, al pianeta rimarranno quattro anni di vita”.

E le api stanno morendo; oltre il 50% in America ed ora in Europa; e si è scoperto che la causa più probabile sono i campi elettromagnetici degli elettrodotti e della telefonia mobile. Campi elettromagnetici da oltre 60 anni riconosciuti pericolosi e, sottolineiamiolo, ormai certamente responsabili delle decine di migliaia d’ammalati nel mondo di leucemie, linfomi, tumori celebrali, elettrosensibilità, multichemiosensibilità e malattie neurodegenerative invalidanti ( vedi Svezia).

E’ questo il “progresso” che ci riservano i “sacerdoti” delle nuove tecnologie che si stanno contendendo il grande business delle telecomunicazioni, sulla pelle della collettività umana e degli equilibri biologici del pianeta.
Ma per fortuna da anni, scienziati (ICEMS), tecnici e avvocati indipendenti, associazioni e comitati spontanei di cittadini, partiti politici, si sono organizzati in tutti i paesi occidentali per contrastare la voluta disinformazione sui rischi sanitari dei campi elettromagnetici.

Anche in Italia.

E sabato 21 Aprile in una affollata assemblea a Firenze, i rappresentanti di oltre 100 Comitati e Associazioni contro l’Elettrosmog, storici o di recente costituzione , distribuiti in tutto il Paese hanno discusso animatamente le tante proposte e le tante urgenze operative per costituire al più presto la Rete Nazionale “NoElettrosmog” (RNE).

Molti i temi in discussione: le proposte di legge già presentate in Parlamento (On. Casson–On. Cacciari) o in via di presentazione (On.Bonelli) per ampliare gli aspetti positivi della legge quadro 36/2001 e per inserire tra l’altro, come in molti paesi, il riconoscimento delle malattie da elettrosensibilità e la disabilità conseguente, un ruolo effettivamente decisionale autonomo delle regioni e comuni sulla questione controllo, verifica e localizzazione di antenne-ponti radio- elettrodotti, l’obbligo delle ARPA di attrezzarsi per il monotoraggio reale dello spettro di frequenze fino ai 300Ghertz, l’utilizzo sostenuto dallo Stato, alternativo al pericoloso wi-fi (wi-max), delle tecnologie PLC (che utilizzano i normali cavi Enel per superare il “digital divide” e portare internet veloce dovunque.), e la promulgazione dei decreti attuativi della stessa legge ampiamente scaduti. E proprio sul tema nuove tecnologie: wi-fi (wi-max) e digitale terrestre (dbv.h) e sulla leggerezza con la quale si vogliono imporre (15000 antenne solo a Milano ) queste tecnologie molto discusse e smantellate altrove ( sotto inchiesta in G.B., Canada e Austria) che si percepisce la forte preoccupazione dei partecipanti all’assemblea.

Molti anche gli interventi che pretendono corsi di aggiornamento informativi per medici di base (oggi spesso digiuni) sui CEM e rischi correlati, monitoraggi precisi per i treni dell’alta velocità (TAV), che passano a ridosso delle abitazioni creando campi elettromagnetici molto elevati e delle misteriose scie chimiche (polveri elettromagnetiche con composti radioattivi) che in zone militari (sembra per migliorare la penetrazione delle trasmissioni radar) gli aerei distribuiscono in aria. In chiusura l’assemblea decide di accellerare la raccolta di firme già sostanziosa contro l’elettrosmog, di allargare i contatti con partiti, parlamentari e comitati locali sensibili al problema e di inviare una denuncia-esposto al Ministero della sanità ed alle piu alte cariche dello Stato in merito al convegno dello scorso 16 marzo organizzato a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità con l’esplicità intenzione di negare o minimizzare gli effetti biologici a lungo termine dei campi elettromagnetici a bassa e alta frequenza, escludendo relatori indipendenti.

Dulcis in fundo , tutti pronti ad una massiccia manifestazione-convegno a Roma presso il Parlamento nazionale da tenersi entro giugno, con la più ampia presenza anche dei malati elettrosensibili, per presentare le Proposte di Legge, dare visibilità alle proprie richieste rompendo il muro di gomma dei media, ricattati dai big-spender pubblicitari della telefonia, far conoscere i gravi rischi che corrono, in particolar modo i bambini e giovanissimi, indotti a utilizzare in modo scriteriato telefonia mobile, wi-fi ecc. e prevenire una futura emergenza sanitaria.

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Convegno campi elettromagnetici

Buonasera a tutti,
mi presento: sono Vito Pignataro dalla provincia di Bari,  da alcuni mesi sono diventato elettro-ipersensibile (tra l’altro pare che, questa dell’ elettroipersensibilità, in Italia sia solo un’invenzione di alcuni visionari che stanno male se esposti a CEM) ed ho cominciato ad interessarmi alla questione CEM da un ottica diversa. Devo questo mio nuovo superpotere al fatto che stando in ufficio, a causa di chissà quale fonte inquinante, sono stato irrorato da microonde di una certa intensità.

Inoltre, avendo un passato da radioamatore ed un’esperienza di 25 anni nel campo delle telecomunicazioni, posso permettermi di dire di avere un minimo di cognizione di causa, almeno nelle questioni tecniche.

Vengo al dunque.

A chi dice che il telefonino fa più male della SRB, vorrei far notare che, anche se la potenza di trasmissione del telefonino è inversamente proporzionale al livello di segnale rilevato (se si è in una cantina, il CEM del telefonino è di parecchi v/metro), il telefonino ha una trasmissione continua solo durante le fasi di reale attività (conversazione, collegamento dati, SMS, ecc..) altrimenti, trasmette solo un brevissimo impulso alla SRB ogni tot. secondi di assoluta inattività.

Le emissioni delle SRB sono continue per 24 h al giorno, non si a la possibilità di spegnerle di notte, e se chi ha installato le antenne è stato abbastanza bravo, ti può capitare un bel fascio di 6 V/metro (ammesso che il trasmettitore sia nella norma) direttamente sul letto dove in genere trascorri circa 8 ore a notte.

Non mi pare che le cose siano realmente paragonabili!

Certamente c’è che del telefonino ne fa un abuso, ma questa è una scelta individuale e spesso, grazie alle grosse e strapagate campagne di disinformazione, inconsapevole.

In altri paesi, i medici hanno fatto una campagna di informazione sulle precauzioni d’uso del cellulare, il Ministro della salute Francese ha fatto la stessa cosa, in Italia pare che le onde elettromagnetiche siano indispensabili alla salute delle persone, non si sa se una dose più massiccia possa fare più bene di una dose ridotta!

Il nostro Istituto Superiore della Sanità, pagato da noi per tutelare la nostra salute, si permette il lusso di organizzare un convegno di presentazione del nuovo progetto CAMELET dove ha invitato a relazionare una schiera di personaggi orientati (non voglio pensare al peggio) che per tutta la durata del convegno hanno continuato quasi ad elogiare le proprietà terapeutiche dei CEM. Non uno scienziato fuori dal coro, quasi che verrebbe da pensare che il dibattito sulla pericolosità dei CEM non sia mai esistito. Non mi pare che ci siano spazi per cominciare, per esempio, a censire la popolazione (sempre crescente) che accusa disturbi di un certo tipo o che si ammala di determinate malattie. Eppure basterebbe diffondere una corretta informativa ai medici di base ed utilizzarli per la raccolta dei dati. Ma questo non può accadere in Italia, non prima che il problema sia diventato di dimensioni enormi.

Comunque, a parte lo sfogo, vorrei che si cominci ad evitare di parlare SOLO di telefonia mobile, ma che si parli delle innumerevoli fonti di inquinamento elettromagnetico ugualmente dannose, e delle quali non se ne fa parola.

Da quando, come dicevo prima, ho in nuovi superpoteri, percepisco (stando male) le frequenze utilizzate da alcuni dispositivi, e quindi, contrariamente a chi i superpoteri non ce li ha, posso cercare (nei limiti del possibile) di espormi, probabilmente la mia ipersensibilità mi eviterà di avere dei problemi più gravi in seguito (lasciatemi essere ottimista!)

Ho cominciato a notare che:

  • la lampada a basso consumo che ho sulla scrivania emette una buona quantità di CEM (cambiato lampada e rimesso la lampada ad incandescenza, consumo di più ma è meno nociva);
  • l’unità centrale del PC è un piccolo forno a M.O., con un piccolo rilevatore di fughe di M.O. ho visto che è peggio del telefonino in condizioni di campo ridotto (con 4€ ho comprato un rotolo di nastro adesivo di alluminio ed ho sigillato le perdite come se si trattasse di fuoriuscita di liquidi, ed ho allontanato il pc dalle gambe);
  • ad una distanza di circa 25 cm dal monitor ho misurato con uno strumento a banda larga (500Khz-3Ghz) circa 6 V/metro (ho imparato a mettermi il più lontano possibile dal monitor)

Queste, e molte altre, sono le azioni che metto in atto giornalmente per limitare i danni, ma tutto questo dipende da me.

Se un mio vicino di casa fa un contratto con una compagnia telefonica, anche se non necessario o non richiesto, quasi sicuramente avrà in dotazione un bel modem o router WI-FI, lui sarà un felice ed inconsapevole nuovo pollo arrosto, ed io avrò un occasione in più per tare male.

Che posso fare per difendermi da questo? Nessuna se non intervengono nuove leggi!

O ancora.. tutti gli installatori di impianti di antifurto, hanno l’abitudine di lasciare i Radar a M.O. accesi, anche quando l’allarme è disinserito.

Il risultato è che le persone vengono, ancora una volta inconsapevolmente, inondate da CEM di una certa intensità (pensate che anche a 15-20 metri, il piccolo radar rileva il segnale riflesso dalla persona in movimento che fa da bersaglio).

Finché si tratta di impianti domestici, seppur inconsapevolmente, ognuno è libero di fare quello che gli pare, ma vi rendete conto che non esistono locali pubblici senza questi ordigni?

Che dire dei musei? Alla prossima visita in un museo date un’occhiata in giro, e fatemi sapere.

Eppure basterebbero piccoli accorgimenti in fase di installazione e evitare questo problema!

Niente!

Non se ne parla perché tutta la dialettica si sposta puntualmente sui telefonini, e non si parla di altro!

Probabilmente ho cominciato a stare male perché un installatore incosciente ha potenziato un paio di dispositivi WI-FI, ha utilizzato delle antenne direzionali (forse delle parabole) ed ha messo su un ponte radio per interconnettere due LAN, una delle due, per errore, era puntata nel mio ufficio e mi ha distrutto l’esistenza.

Ma la domanda che pongo io è la seguente:
Se i nostri bravi scienziati, finalmente cominciassero ad occuparsi seriamente della questione, si potrebbe pensare ad una più restrittiva e seria regolamentazione?
E’ possibile che se hai un picclo bruciatore per il riscaldamento di casa, a momenti hai bisogno del porto d’armi,e se decidi di acquistare ed installare apparati del genere non devi dar conto a nessuno?

Scusatemi tanto ma mi sono lasciato prendere la mano e solo ora mi sono accorto di aver esagerato un po’.

Scusatemi ancora e grazie all’amministratore per avermi accettato nel forum (mi rendo conto che sarò immediatamente radiato, non tanto per i contenuti, quanto per la logorrea).

Vito Pignataro – Forum elettrosmog

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Influenza del telefono cellulare sull’attività cerebrale

In un articolo pubblicato su “Neuroscience Research” sull’influenza del telefono cellulare sull’attività cerebrale si dimostra (ancora una volta, ndr), tramite l’analisi dell’elettroencefalogramma, che l’uso del telefono cellulare influenza l’attività cerebrale.

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Elettrosmog, Inquinamento di natura fisica artificiale

Radio Frequency Manager (RFM)1
Data: 24/10/02
Tipologia: Incontro informativo
Partecipazione come: Relatore
Organizzato da: organizzato
Presso: Sede collegio Geometri, Brescia

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