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Insana proposta Ministro Romani

 

romani

Ministero Sviluppo Economico: Aumentiamo il livello di elettrosmog , è troppo basso in Italia !
Queste le sconcertanti affermazioni del Ministro ROMANI :

“LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO È TROPPO RIGIDA, FRUTTO DI UN’IMPOSTAZIONE IDEOLOGICA PIUTTOSTO CHE DI ANALISI SCIENTIFICHE …”

Esprimiamo forte disappunto per le dichiarazioni del ministro per lo Sviluppo Economico, Romani che vorrebbero addirittura aumentare i limiti per la esposizione dai 6 V/m ai 40 V/m !

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DIFENDI LA SALUTE – COMBATTI L’ELETTROSMOG

cuoreQuesta mattina una delegazione del Presidio Permanente No Antenna via Chiusdino, che si oppone all’istallazione di un mostruoso ripetitore per telefonia mobile della compagnia H3G alto 28 m nella zona di Monte delle Piche – Colle del Sole in XV° municipio nelle vicinanze di abitazioni una scuola ed un parco giochi, ha contestato il sindaco Veltroni presente a Magliana per una inaugurazione. Sono stati alzati cartelli contro  l’elettrosmog che chiedevano la moratoria di tutte le installazioni, la messa in discussione presso il consiglio comunale della delibera di iniziativa popolare presentata dai Comitati Romani contro l’Elettrosmog e firmata da oltre 22 mila cittadini e ferma ormai in comune dal giugno 2005 ed infine la revoca della concessione per l’antenna di via Chiusdino.  Il sindaco, in compagnia di alcuni assessori e del Presidente del Municipio, alterati dall’inaspettata protesta, si è dovuto fermare a rispondere alle domande dei cittadini presenti:

Innanzitutto ha assicurato che il ripetitore in via Chiusdino non verrà montato, speriamo che alle parole ora seguano i fatti e che gli organi preposti inviano in breve tempo la revoca ufficiale.

Successivamente ha ammesso di non sapere nulla della delibera, rivolgendosi per maggiori informazioni all’assessore all’ambiente Esposito, peccato che la delega sull’elettrosmog ce l’abbia l’assessore ai lavori pubblici D’Alessandro cosa veramente strana e che denunciamo da anni, ha infine proseguito dichiarando che si attiverà a riguardo. Ci domandiamo come sia possibile che un sindaco sia all’oscuro di una delibera popolare depositata da due anni e che secondo il regolamento si sarebbe dovuta discutere entro sei mesi, come più volte i comitati romani hanno ribadito e richiesto, anche in occasioni di incontri con consiglieri comunali ed assessori. Questa disinformazione ci sembra un po’ strana, non vorremo invece che il Comune abbia tutto l’interessa a fare in modo che ciò non accada, visto anche lo scandaloso accordo D’Alessandro compagnie telefoniche in cui si concedono aree comunali per le installazioni. Se il sindaco non ne è effettivamente a conoscenza, ci scandalizziamo ancor di più, è questo il modo di amministrare una città? Si parla tanto di democrazia partecipata e poi quando i cittadini vogliono partecipare concretamente utilizzando gli strumenti che le istituzioni concedono, come il caso della delibera, non se tiene considerazione e si fa di tutto per impedirlo.

Prima di lasciarci ha aggiunto che “bisogna farla finita di fare terrorismo e dire che ogni volta che si monta un’antenna viene il cancro, questa è una cretinata”. Vorremmo ricordare, al nostro caro sindaco che esistono centinaia di studi, italiani ed internazionali, che dimostrano come l’esposizione ai campi elettromagnetici provochi una maggiore insorgenza di forme tumorali nonché tutta una serie di disturbi minori che vanno dall’impotenza all’insonnia, all’emicrania ai danni cerebrali.

Ricordiamo a tutti che il presidio in via Chiusdino che vigila notte e giorno affinché questo nuovo sopruso non venga commesso è ormai in piedi da tre mesi e che proseguirà fino alla vittoria.

Non ci stancheremo mai, i vostri soldi non valgono la nostra salute.

No alle antenne. Via i tralicci

Comitato contro l’elettrosmog del Trullo Roma

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AMBIENTE: BELISARIO (IDV), INTERROGAZIONE SU ELETTROSMOG

ambienteNAPOLI, 22 mar – ‘L’elettrosmog non puo’ piu’ essere preso sottogamba, il Mezzogiorno rischia di essere di nuovo vittima di uno Stato che guarda dall’altra parte’. Lo dice in una nota il coordinatore nazionale dell’IdV, Felice Belisario, promotore di un’interrogazione alla Camera sull’inquinamento elettromagnetico presente a livelli preoccupanti in alcune zone del sud-Italia. Belisario ricorda inoltre quali siano le patologie provate piu’ diffuse derivanti dall’esposizione anche solo moderata, ma costante, ad irradiazioni di questo tipo quali neoplasie, alterazioni del sistema immunitario, compromissione dell’attivita’ muscolare, disturbi del sonno ed altre. ‘Nella splendida cornice di Sorrento – afferma – assistiamo a diverse forme di inquinamento elettromagnetico, scatenate da tralicci e trasformatori ad alta tensione, ripetitori per la telefonia mobile e televisivi; il tutto presso fabbricati ad uso civile, un istituto scolastico inferiore e per giunta una struttura adibita ad attivita’ specifiche per portatori di handicap. ‘Inoltre – continua – nella localita’ di Arola presso Vico Equense (Na), c’e’ una centrale Enel da 60/20 Kv in funzione dagli anni ’70 ed un elettrodotto da 150.000 v. esistente da oltre quindici anni. Nella zona attraversata da questo elettrodotto si sono registrati decessi per malattie tumorali nonche’ patologie tiroidali, cardiocircolatorie, psicologiche, depressive e neoplasie superiori alla media’. ‘Gia’ dal 2004 – conclude Belisario – presso l’assessorato alla Sanita’ della Regione Campania e’ stato predisposto uno studio circa la riqualificazione ed adeguamento della rete elettrificata, finalizzato a ricondurre nei limiti di legge l’inquinamento elettromagnetico nell’intera Costiera sorrentina. E’ ora che il mondo politico dia una scossa e che il problema dell’elettrosmog venga finalmente trattato con l’attenzione che merita. La Costiera e’ solo la punta, finalmente emersa, di un iceberg in realta’ molto piu’ grande’.

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ELETTROSMOG E PIANO REGOLATORE: 20 MLN DI EURO PERSI PER NON PIANIFICARE LE ANTENNE

Money concept

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Coordinamento dei Comitati Romani contro l’elettrosmog

COMUNICATO STAMPA

ELETTROSMOG E PIANO REGOLATORE: IL COMUNE RINUNCIA A OLTRE VENTI MILIONI DI EURO PER NON DISCIPLINARE IL FENOMENO DELL’INVASIONE DI ANTENNE !

Assume contorni sempre più inspiegabili e censurabili l’atteggiamento del Comune di Roma nei confronti del fenomeno di proliferazione selvaggia di sorgenti di inquinamento elettromagnetico nel territorio urbano.

Roma risulta essere ad oggi la Capitale d’Italia anche per numero di antenne e ripetitori installati. Infatti è stato calcolato, con approssimazione per difetto, che gli impianti attualmente esistenti nel territorio urbano sono oltre 2600. E si tratta di un dato destinato a crescere sensibilmente, a causa dell’affermarsi di nuove tecnologie più o meno invasive (Umts, Wi-fi, Dvb-h).

L’espandersi illimitato di queste infrastrutture di telecomunicazione ha da sempre costituito un serio problema per la comunità cittadina, vuoi per i rischi sulla salute umana, generati dalla crescita esponenziale dei campi elettromagnetici, vuoi per gli aspetti ambientali e di decoro urbano, effetto del degrado prodotto dalla selva di protuberanze sullo skyline urbano, peraltro tutelato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità !

E il Comune, a fronte di questa invasione incontrollata come ha risposto ?

Siglando un Protocollo d’Intesa con gli operatori del settore che, dalla sua entrata in vigore (luglio 2004), ha prodotto semplicemente il raddoppio di antenne, tralicci e ripetitori nella città !

Ma v’è di più. I gestori telefonici, che sono disposti ad offrire cifre allettanti, pur di convincere privati e condomìni a locare terrazzi e lastrici solari e, dunque, assicurarsi i siti più appetibili ove collocare le antenne di telefonia mobile (si stima che il canone di locazione si aggiri tra i 15 mila ed i 50 mila euro l’anno !), hanno innescato una spregevole catena speculativa, ove a guadagnarci sono esclusivamente i proprietari unici di edifici e, soprattutto, gli Enti immobilari !

Ebbene, il Comune di Roma, che con il suo protocollo d’intesa ha di fatto rinunciato a regolamentare questo fenomeno, rifugiandosi in un accordo pattizio, non ha saputo gestire neppure l’aspetto economico della vicenda, per il quale avrebbe di sicuro intascato una cifra ragguardevole.

Al riguardo, abbiamo voluto calcolare, sempre approssimativamente e sempre per difetto, il valore degli introiti sottratto all’Amministrazione pubblica. Dal luglio 2004 (data di entrata in vigore del Protocollo d’Intesa) fino ad oggi il Comune, rinunciando a gestire questa torta, ha semplicemente sciupato ben oltre 20 milioni di Euro !

Non c’è che dire: un patrimonio enorme ! Una bella fetta di Finanziaria comunale, che avrebbe fatto comodo alle casse capitoline e se spalmata sui 19 Municipi, avrebbe fornito un efficace apporto agli interventi di riqualificazione e/o risanamento dei territori nonchè al contenimento e monitoraggio in continuo delle emissioni elettromagnetiche.

Ma non è finita ! Nonostante questa clamorosa incapacità di saper individuare risorse certe, il Comune persiste nell’errore, rifiutandosi di discutere ed approvare in Consiglio la Proposta di Delibera di Iniziativa Popolare, sottoscritta da ben 23 mila cittadini, con la quale si chiede, una volta per tutte, di chiudere la pagina indecorosa dei protocolli ed aprire quella virtuosa del Piano Regolatore degli impianti di telecomunicazione.

Questa proposta, presentata più di un anno fa in Campidoglio, è rimasta inevasa, nonostante lo Statuto comunale assegni al Consiglio un tempo massimo di sei mesi per l’inserimento tra gli argomenti da trattare.

Siamo sempre più convinti che l’indecoroso fenomeno della proliferazione selvaggia di infrastrutture per telecomunicazioni, che persiste e si estende in ogni angolo del territorio, abbrutendo l’orizzonte urbano e compromettendo la qualità della vita dei cittadini, deve poter essere ricondotto ad un serio programma di controllo ed una coerente disciplina da parte dell’Amministrazione Comunale !

L’attuale assetto del reticolo tecnologico offende la Città Eterna ed i suoi abitanti ed è preciso dovere di chi amministra intervenire a rimuovere le cause del fenomeno.

Il Comune fino ad oggi si è trincerato dietro il comodo alibi che un eventuale Regolamento, in assenza della legislazione regionale di settore, avrebbe subìto le censure della giustizia amministrativa.

Viceversa, le più recenti ed autorevoli sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato riconoscono il diritto dei Comuni di varare regolamenti, anche quando mancano apposite norme regionali e, pertanto, anche il Comune di Roma è pienamente legittimato ad elaborare la propria disciplina in merito.

Ora auspichiamo che il Consiglio Comunale, nella sua rinnovata veste e composizione, dedichi una attenzione particolare ed immediata alla vicenda, assegnando un percorso certo e contenuto nei tempi alla Delibera.

Ma, se ciò non dovesse accadere, a fronte dei numerosi solleciti già effettuati, siamo pronti a mobilitare la città intera, con iniziative di protesta, anche eclatanti !

Giuseppe Teodoro
Coordinatore dei Comitati romani contro l’elettrosmog

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TORINO – I FAMIGLIARI DELL’UOMO DI 39 ANNI UCCISO DA UN CANCRO AL CERVELLO ANDRANNO DA GUARINIELLO CHE INDAGA SUI PRESUNTI DANNI PROVOCATI DALL’ELETTROSMOG

Un’altra vittima nella casa della morte
Salgono a sei i decessi per tumore nel condominio che sorge accanto alle antenne della Maddalena

C’è un altro uomo morto di tumore al cervello tra coloro che negli ultimi anni hanno abitato nei condominii adiacenti al Colle della Maddalena tra la selva di antenne e parabole vista parco. Si chiamava Giuseppe Demeglio. Aveva 39 anni quando morì nel 2002 e fino a oggi la sua famiglia è stata zitta. «Troppo dolore e un po’ di cattiva informazione su quanto era successo, mi hanno spinto a soprassedere, ma adesso basta. Andrò in Procura e denuncerò tutto perchè mio figlio è stato ucciso da quelle maledette antenne e ora voglio giustizia».

Parla Celestino «Tino» Demeglio, gioielliere di 72 anni, padre di Giuseppe che racconta il calvario del figlio «affrontato comunque – dice – con dignità e voglia di vivere fino all’ultimo». Tra la diagnosi e il decesso passarono tre anni scanditi da radio-chemio-terapie e operazioni urgenti dai costi elevati che il padre sostiene di essersi sobbarcato non senza sacrifici economici. Prima di lui, altre cinque persone erano morte a causa di neoplasie, altre due sono attualmente in cura. Abitavano tutte in uno stabile di strada del Colle 178 – il famigerato «condominio della morte» – che sorge a qualche decina di metri dai tralicci invasi da antenne a parabole.

C’è di più: l’anomalia che portò Guariniello nel 1999 ad aprire un fascicolo contro ignoti contestando il reato di «omicidio colposo» è che tutti questi casi si fossero registrati tra non consanguinei. Ed è questo il nodo centrale del secondo filone d’inchiesta sull’elettrosmog perchè, vista l’assenza di parentela cade l’ipotesi di predisposizione genetica alla malattia. C’è di più: tutti gli abitanti in questione sono stati colpiti da linfomi o leucemie indicati dai primi studi internazionali come quelli da tenere sotto osservazione per un’eventuale correlazione con l’elettrosmog. Il compito è arduo: stabilire un nesso causale tra l’insorgenza di queste patologie e
l’esposizione a campi elettromagnetici che – per inciso – hanno superato i limiti previsti dalla legge già dal 1982 alimentando nel tempo la psicosi degli abitanti.

Sono proprio loro oggi che, non riuscendo a dimensionare il reale pericolo, si appellano alla magistratura come l’ultimo baluardo a difesa della propria salute. Guariniello, per conto suo, ha commissionato uno studio epidemiologico su tutti gli abitanti della zona e si aspettano i risultati definitivi per capire se altri casi di malattia siano emersi negli ultimi anni. In questo condominio oggi ci vivono ancora delle persone: «ma non posso negare –
dice l’amministratore – che qualcuno ha lasciato perdere l’acquisto, una volta conosciuta la situazione in cui viviamo». Anche la famiglia De Meglio poco prima del decesso di Giuseppe si trasferì a Castelnuovo. Quelli che sono rimasti in collina a sfidare l’incubo elettrosmog raccontano di fenomeni quasi paranormali: «Citofoni che trasmettono musica di radio torinesi, apparati elettronici che vanno ripetutamente in tilt».

Qualche esempio? «Le macchinine telecomandate dei bambini vanno esattamente nella direzione opposta a quella indicata dal telecomando. Ovvero: schiacci a sinistra e vanno a destra, trasmetti l’input di andare in avanti e incredibilemnete vanno indietro». Per non parlare poi delle televisioni. «Il segnale spesso è disturbato. Se però stacchi l’antenna – racconta uno degli inquilini di strada del Colle, per incanto la Tv trasmette un segnale nitidissimo».

LA STAMPA – cronaca cittadina

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ELETTROSMOG BOLOGNA. ASPPI ATTIVA SPORTELLO INFORMATIVO

bologna
BOLOGNA- Uno sportello informativo sull’elettrosmog. E’ l’ultima inziativa messa in campo dall’Asppi, Associazione sindacale piccoli proprietari immobiliari di Bologna, per “garantire ai propri associati informazioni attendibili sul fenomeno dell’inquinamento elettromagnetico e acustico”. In un comunicato, l’associazione segnala infatti che “una casa localizzata nelle vicinanze di un’antenna della telefonia mobile, di un aeroporto, di un elettrodotto o di un locale rumoroso e’ destinata a perdere parte del suo valore economico”. Per questo e’ stato attivato lo sportello direttamente nella sede centrale dell’Asppi, in via Testoni, che sara’ gestito, informa l’associazione, da un “esperto del settore”.

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Da Il CORRIERE della SERA di oggi

Nota: la maggiore incidenza di leucemia infantile entro i due chilometri da Radio Vaticana è risultata di 6 volte e non di 2 volte come erroneamente scritto.

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Il gip ha chiesto alla Procura nuovi accertamenti sui casi di leucemia Elettrosmog, riparte l’inchiesta sulle emissioni di Radio Vaticana

È di nuovo bufera sull’elettrosmog di Radio Vaticana. Un’indagine riparte dopo aver rischiato di diventare carta straccia e i difensori degli indagati minacciano di ripercorrere la vecchia strada del ricorso in Cassazione.

La ripresa dell’inchiesta è dovuta al gip Zaira Secchi: il giudice ha disposto che la procura compia altri accertamenti sui casi di leucemia denunciati dai cittadini di Roma nord. È l’esito in cui speravano il procuratore aggiunto Gianfranco Amendola e il pm Stefano Pesci, che avevano proposto l’archiviazione non per convinzione ma soltanto come escamotage per aggirare il problema dei termini scaduti. L’accusa ha giocato d’azzardo e ha vinto, cosa che ha suscitato qualche malumore nella difesa: l’avvocato Marcello Melandri, annunciando che si rivolgerà alla Suprema Corte, ha definito «abnorme» l’ordinanza del gip.

L’inchiesta è stata aperta nell’ottobre del 2003 per accertare se nove casi di leucemia mieloide, che hanno colpito altrettanti bambini fra il ’94 e il 2000, siano da imputare all’inquinamento elettromagnetico di Radio Vaticana, a Santa Maria di Galeria, e del radar della Marina militare a La Storta.

Il Coordinamento dei comitati Roma Nord avrebbe individuato altri 19casi più recenti e intanto sul registro degli indagati sono finiti in sei: il cardinale Roberto Tucci, padre Pasquale Borgomeo e l’ingegnere Costantino Pacifici per l’emittente della Santa Sede (a causa dell’elettrosmog Tucci e Borgomeo sono già stati condannati in primo grado a dieci giorni di arresto per getto pericoloso di cose); gli ufficiali Gino Bizzarri, Vittorio Emanuele Di Cecco ed Emilio Guarini per l’impianto con le stellette. A questo punto sarà una perizia epidemiologica a stabilire se c’è un legame tra i tumori e le onde elettromagnetiche.

Per i Comitati Roma nord la decisione del giudice «è una notizia che ci riempie di fiducia e speranza nel corso della giustizia, ci saranno altri due anni per scoprire la verità. Se Radio Vaticana non ha nulla da temere, perchè non accettare le decisioni del tribunale?».

«Finalmente si riparte», dice il presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati, sottolineando che «però bisogna dare in fretta una risposta ai cittadini».

L’associazione ricorda che «un’indagine epidemiologica della Agenzia di sanità pubblica evidenzia un eccesso di leucemie infantili entro i sei chilometri da Radio Vaticana, con un raddoppio del rischio nel raggio di due chilometri».

«I cittadini che vivono in quest’area – conclude Parlati – hanno diritto di essere informati e soprattutto tutelati».

Lavinia Di Gianvito

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Le minacce e le implorazioni di Franco Battaglia

Roma,

Riceviamo e rigiriamo al Forum un farneticante scritto di Franco Battaglia pubblicato su “Il Giornale” del 27/2/06.

Saluti,

Coordinamento dei Comitati di Roma Nord.

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E Prodi rilancia il fantasma elettrosmog
di Franco Battaglia

Franco Battaglia

Quando me l’hanno detto non volevo crederci e, a costo di passare per scortese malfidato, ho controllato. A pagina 148 del programma dell’Unione – quello titolato «Per il bene dell’Italia» – sta scritto, testualmente: «Si rende necessario ritornare ai principi della legge quadro sull’elettrosmog approvata dal governo di centrosinistra, applicando il principio di precauzione e modificando radicalmente i decreti attuativi varati dalla maggioranza di centrodestra».

Diciamo la verità: non è a Palazzo Chigi che dovremmo mandarli, ma a Regina Coeli o, se preferiscono, a San Vittore. I lettori fedeli del Giornale apprezzeranno; per i nuovi arrivati, val la pena ricordare alcune circostanze.

Innanzitutto, ricordiamo che l’elettrosmog non esiste. Fu, esso, un’invenzione, approvata quasi all’unanimità, appunto, dal governo di centrosinistra. La genialità l’ebbe uno dei Ds, poi prontamente premiato vice-ministro, che fece notare che interrare le linee di trasmissione elettrica sarebbe stato un affare di 2 miliardi di vecchie lire a chilometro: una torta da 50 miliardi di euro.

Bisognava solo inventare la scusa per incartarla e portarla a casa: a spartirla si sarebbero senz’altro messi d’accordo. Cominciarono col raccontare alla gente, attraverso tutti gli organi d’informazione che controllavano – dal Corriere della Sera a Repubblica a Raitre – che vivere vicino alle linee ad alta tensione fa venire il cancro. E l’elettrosmog fu. Poi, siccome non c’era nessuno in tutto il mondo col cancro per via dell’elettrosmog, dissero che bastava il sospetto per destare l’allarme (piuttosto, fu l’allarme ad essere procurato dai sospetti insinuati dallo stesso governo), e approvarono la legge-quadro. Quasi all’unanimità, dicevo: il ministro (e, internazionalmente stimato, oncologo) Umberto Veronesi osservò che non solo non si prende il cancro, ma neanche aumenta il rischio di cancro a vivere dentro una tenda sotto un traliccio dell’alta tensione.

Ma era uno contro tutti e la legge-quadro passò. Ma – si era alla fine della legislatura – non passarono i decreti attuativi che Veronesi aveva rifiutato di firmare, giudicandoli «immorali»:
spendere 100.000 miliardi di lire con la scusa di proteggersi da un inesistente rischio di tumore è immorale – disse e scrisse l’oncologo – perché con la stessa cifra, tanto essa è colossale, si sconfiggerebbe definitivamente il cancro, quello vero.

Contemporaneamente, alcune centinaia di scienziati (oncologi, radioprotezionisti, pediatri, biologi, fisici) scrissero al presidente Ciampi pregandolo di adoperarsi per bloccare quella vergognosa cuccagna. La lettera fu pubblicata per intero solo dal Giornale, unico quotidiano nazionale che già da tempo forniva informazione scientificamente corretta sull’allarme che era stato montato. Da parte sua, il presidente Ciampi, esaminata la questione e con ammirevole determinazione, pose quegli scienziati sotto l’ala protettiva del Suo alto patronato.

Il nuovo governo istituì due commissioni: una internazionale di illustri radioprotezionisti, oncologi, epidemiologi e fisici, e l’altra nazionale, presso l’Agenzia dell’Ambiente, presieduta da Renato Ricci, professore emerito di fisica e presidente onorario della Società italiana di fisica. Entrambe le commissioni dissero che l’elettrosmog non esiste, la legge-quadro sull’elettrosmog è stupida, e che i decreti attuativi che il precedente governo aveva proposto (ma non approvato per opposizione di Veronesi) avrebbero creato un colossale buco di bilancio senza alcun ritorno sanitario.

Il governo di centrodestra approvò così decreti attuativi tali da rendere inoffensiva la legge-quadro: ad esempio, pose la soglia di campo magnetico a 3 microtesla anziché ai 100 suggeriti dalla comunità radioprotezionista internazionale e adottati in tutto il mondo. Il centrosinistra voleva adottare 0.2 microtesla, giusto il valore che serviva per confezionare l’appetitosa torta. Ci fecero pure un referendum, poi snobbato da tutti, visto che ormai tutti avevano capito.

Se qualcuno dovesse giudicarmi severamente per via di quelle allusioni a Regina Coeli e San Vittore, giudichi piuttosto quanto segue. Le leggi anti-elettrosmog approvate dal centrosinistra, senza aver salvato nessuno da nessuna malattia, sono responsabili di parte del ritardo nell’installazione di quel radar la cui assenza contribuì al disastro aereo del 2001 all’aeroporto di Linate (119 morti); sono responsabili dell’assenza di campo che impedì, a chi ci provava col telefono cellulare, di invocare i soccorsi, sempre nel 2001, per un incendio in una struttura per disabili nel Salernitano (19 morti) e, l’anno dopo, per un malore in acqua di un bambino di un centro estivo nel Pescarese (poi morto, assieme alla maestra che tentava di salvarlo, per annegamento). Quelle leggi, infine, sono responsabili della condanna per concorso in omicidio subìta dai dirigenti di Radio Vaticana: una condanna che allunga la lista degli innocenti condannati dalla politicizzata magistratura italiana.

Dovessero andare al governo, la prima e forse unica cosa su cui tutti – da Rutelli a Pecoraro Scanio, da Di Pietro a Bertinotti – si troveranno d’accordo sarà realizzare quel punto di programma. «Per il bene dell’Italia», naturalmente. Presidente Ciampi, La imploro in ginocchio, non deluda le mie manifestazioni di ammirazione per la Sua determinazione: completi quel Suo lodevole impegno e gli faccia cancellare almeno quella sciagurata frase da quel programma. Lo faccia, stavolta sì, per il bene dell’Italia.

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L’ELETTROSMOG INSERITO NEL PROGRAMMA DELL’UNIONE

Grazie all’appello lanciato dal Coordinamento dei Comitati romani contro l’elettrosmog l’ultima versione del Programma dell’Unione contiene un chiaro riferimento alla lotta contro l’inquinamento elettromagnetico.

Il mese scorso il Coordinamento dei Comitati romani aveva lanciato un appello, raccolto dalla stampa (Corriere della Sera del 6 febbraio), in cui si denunciava l’assenza nel Programma dell’Unione di qualsiasi riferimento alle politiche di tutela della salute della popolazione circa l’esposizione alle sorgenti di inquinamento elettromagnetico.

L’appello è stato raccolto dal Gruppo dei Verdi che, in uno degli ultimi incontri al Tavolo dell’Unione, ha sostenuto con forza l’esigenza che il Programma “Per il Bene dell’Italia” contenesse un espresso richiamo all’elettrosmog.

Allego di seguito il testo della parte in cui si definiscono gli ambiti di intervento su cui l’Unione si impegna ad agire qualora assuma il governo del paese:

“Si rende inoltre necessario ritornare ai principi della legge quadro sull’elettrosmog approvata dal governo di centrosinistra, applicando il principio di precauzione e modificando radicalmente i decreti attuativi varati dalla maggioranza di centrodestra”.

Siamo convinti che poteva essere fatto di meglio e di più per esaltare le politiche di tutela nei confronti dell’elettrosmog; si tratta, in ogni caso, di un piccolo ma significativo successo, ottenuto grazie alle pressioni esercitate dalle realtà civiche ed in particolare dal Coordinamento romano, che da anni si batte per il riconoscimento di una efficace e reale tutela della popolazione contro il proliferare delle sorgenti di emissione elettromagnetica.

Giuseppe Teodoro

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L’ELETTROSMOG CAMBIA IL DNA

dna
Effetti mortali di particolari campi magnetici negli insetti, mutazioni nei topi.
Interessante, per un fenomeno che secondo Battaglia, Veronesi & co. non esiste
Se sottoposto a forti campi elettromagnetici il Dna di un individuo puo’ anche trasformarsi.
Lo dimostra uno studio condotto con fondi Ue da tre ricercatori dell’Accademia delle scienze e delle arti del Kosovo, secondo i quali la scoperta rischia di mettere in dubbio l’affidabilita’ dei test del Dna su cui si fondano molte indagini in campo criminologico.
Dal lavoro emerge infatti che la struttura del Dna non e’ fissa, ma potrebbe essere condizionata da fattori biologici o biochimici.
Nell’esperimento, riferisce l’universita’ di Pristina, sono stati utilizzati tessuti di topo.
Lo studio segue precedenti ricerche condotte presso lo stesso ateneo su conseguenze dell’elettrosmog come gli effetti mortali di particolari campi magnetici negli insetti.

Sull’elettrosmog, Franco Battaglia (sì, ancora lui) ha scritto il libro “Elettrosmog: un’emergenza creata ad arte”, a cui Umbertone Veronesi (sì ancora lui) ha garantito la prefazione.
Sull’opera, Carlo Stagnaro (sì, ancora lui) scriveva su “La provincia di Como”:

Un fantasma si aggira per l’Italia.
E’ lo spettro dell’elettrosmog.
Invisibile, impalpabile e inafferrabile, penetra nelle case, si aggira per strada, allunga le sue eteree mani ossute su giovani e vecchi.
Così, almeno, vorrebbe il refrain ambientalista.
Invece, sconfiggere questo evanescente nemico è molto più facile di quanto si creda.
E’ come il babau della nostra gioventù: puoi cercarlo sotto il letto o dentro l’armadio, perfino negli angoli più reconditi e bui della camera, ma non lo troverai.
Per la semplice ragione che non esiste.
Lo sostiene Franco Battaglia, docente di chimica fisica alla Terza Università di Roma, nel suo ultimo libro: Elettrosmog: un’emergenza creata ad arte.

Si tratta di una raccolta commentata degli articoli che lo scienziato ha pubblicato su diverse riviste e quotidiani per dimostrare che, dietro lo spauracchio dell’inquinamento elettromagnetico, si nascondono in realtà sordidi obiettivi politici e concreti interessi economici.

“Non è stato difficile scoprire la verità – spiega Battaglia a La Provincia – Dopo un primo sommario esame dei rapporti dell’Organizzazione mondiale della sanità era chiaro che vi era un abisso tra le conoscenze in possesso dalla comunità scientifica e le notizie propagandate dai media, da alcune associazioni ambientaliste e da alcune associazioni sedicenti per la difesa dei consumatori”.

“Ogni studio più attento di quei rapporti dell’OMS e di quelli di altre istituzioni (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, American Physical Society, etc.) avvalorava il sospetto che in Italia l’elettrosmog fosse un problema inventato da mercanti di terrore per tornaconto personale”.

Il professore non è certo tenero con gli ecologisti: ma non si può esserlo con persone che, andando contro il parere unanime della comunità scientifica, inventano di sana pianta un problema, lo spacciano per tragedia e si propongono come salvatori della patria – al non modico prezzo di un business (quello della misura dei campi e dell’interramento dei cavi) del valore di un centinaio di migliaia di miliardi di vecchie lire, cinquanta miliardi di euro se preferite.

Mica Bruscolini

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